Suonare alla porta di Laxness

Se mi avessero detto che in questo viaggio avrei suonato alla porta di Laxness non ci avrei mai creduto, invece è andata proprio così.
Il Laxness Museum (Gljúfrasteinn) si trova non molto distante da Reykjavik, ci si arriva tramite la strad 36 andando verso Þingvellir.

Laxness Museum
Laxness museum

Consiste in una stanza sulle cui pareti sono esposte le copertine di un sacco di edizioni di Salka Valka (il suo primo romanzo) presenti nel mondo, assieme a foto d’epoca dello scrittore. È presente anche un’audioguida che racconta vita e opere di Halldór Laxness, premio Nobel per la letteratura nel 1955.

Per visitare la sua casa bisogna uscire e suonare il campanello. Viene ad aprirmi una ragazza (una giovane poetessa islandese, come scoprirò in seguito), sarà lei a mostrarmi le varie stanze.
Tutto in casa sembra in ordine e al suo posto, come se lo scrittore fosse ancora vivo. Il salone e la sala da pranzo adiacente rappresentano uno strano mix artistico tra opulenza e kitsch. Il salone ha l’aria di essere molto confortevole, immagino che qui ricevesse gli amici e ascoltasse musica in compagnia di un bicchierino.

In quanto a design, non c’è uno stile predominante e ciò è dovuto alla presenza di numerosi oggetti provenienti dai vari viaggi, cimeli che conferiscono un tocco esotico all’ambiente. Appesi alle pareti si possono ammirare alcuni dei lavori di ricamo della moglie dello scrittore.
Al piano di sopra le stanze sono più piccole. La biblioteca è stupefacente, farebbe la felicità di qualsiasi scandinavista. Assieme ai volumi delle saghe sono presenti anche numerosi classici stranieri.
I coniugi Laxness dormivano separati, le loro stanze spoglie (soprattutto quella di lui) contengono davvero poco di personale.
Molto interessante invece è lo studio dello scrittore, con un tavolo ampio pieno di libri e col necessario per scrivere a mano, affiancato da uno spazio più ordinato con una macchina da scrivere.

È una bella stanza, mi ha fatto pensare a quella stanza tutta per sé che auspicava Virginia Woolf, al comfort e alla calma imperturbabile di cui abbiamo bisogno per scrivere.
Luoghi come questo fanno pensare che quello dello scrittore è davvero un mestiere come un altro.
Chissà quando ce ne renderemo conto anche in Italia.


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