Tre motivi per leggere “Disobbedienza” di Naomi Alderman

Sei mesi fa , a Torino, ho avuto modo di rivedere un bel po’ di gente.
Eravamo in tanti, in una libreria, tra cui la mia amica L. che non vedevo da anni.
Mi sarei aspettato un “Come stai?” da parte sua, o un “Ti trovo bene”, e invece lei
al vedermi ha subito esclamato:
“Ale, devi leggere assolutamente questo libro!”
indicando un volume azzurro su uno scaffale lì vicino.
Si trattava di Disobbedienza, di Naomi Alderman. Mai sentito prima.

Disobbedienza - Naomi Alderman

Qualche mese dopo tale ricordo è riaffiorato in superficie, e mi sono lanciato nella lettura che, nonostante la ridondanza di dettagli religiosi sulla comunità ebraica di cui avrei fatto volentieri a meno, mi ha catturato subito.
E ho dovuto ammettere che L. aveva fatto centro.

1 – IL DIRITTO DI DISOBBEDIRE

La protagonista del romanzo ad un certo punto dice che Dio ha il diritto di castigarla per non aver seguito le sue leggi, ma che lei ha il diritto di disobbedire.
Penso che storicamente si sia dato, nelle religioni, troppo peso al peccato, alla penitenza, al castigo divino, e troppo poco al libero arbitrio, e al fatto che in realtà siamo padroni del nostro destino.

2 – UN LUOGO SPECIALE

Tutti, da adolescenti, abbiamo avuto il nostro luogo speciale, segreto:
penso alla Jane Austen che da giovane scriveva di nascosto, a me stesso quando mi nascondevo in garage per scrivere o disegnare… in questo libro è un cespuglio alto a proteggere due ragazzine dagli sguardi indiscreti e accusatori della comunità.
Un rifugio che non può essere condiviso con nessuno, per quello che rappresenta.

3 – UN RICORDO D’INFANZIA

Mi capita spesso di pensare ad oggetti che nella mia infanzia erano familiari e che adesso giacciono abbandonati, dimenticati, e prima o poi scriverò un libro sull’argomento.
In questo libro ricorre la ricerca ossessiva del candelabro della madre di Ronit, salvo poi ammetterne la perdita di significato al conseguimento dello stesso.
Forse è abbastanza ovvio che dopo tanti anni certi oggetti abbiano perso il loro valore affettivo, il loro potere magico che esercitavano su di noi, ma mi colpisce molto il legame che si crea tra la cosa perduta, il nocciolo d’affetto, e la persona.

COSA/CHI MI HA RICORDATO:

Chiedi perdono, di Ann-Marie MacDonald: per l’amore saffico, ma soprattutto
per essere un libro potente e per certi silenzi che rivelano più di quanto possano fare mille parole.

E voi, avete letto Disobbedienza? Se sì, cosa ne pensate?

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