Tre motivi per leggere “Crepitio di stelle”

Il primo capolavoro dell’anno è “Crepitio di stelle“, di Jón Kalman Stefánsson.
E come poteva essere altrimenti? Stefánsson non sbaglia un colpo.
Questo libro mi ha ammaliato fin dalle prime pagine, e ho cercato di centellinarlo per farmelo durare una settimana.
La trama non è affatto lineare, e forse non è neppure rilevante. È un libro che secondo me va gustato per quello che è, per la sua capacità di emanare magia grazie al suo ricchissimo universo poetico.

Crepitio di stelle

1 – LA POESIA

Nasciamo poesia, poi gli anni ci trasformano in prosa” confessa l’autore, riferendosi alla sua carriera letteraria.
In realtà anche tutti i suoi romanzi, che seguono i suoi primi libri di poesie, sono impregnati di un forte e suggestivo substrato poetico.
Nel libro l’elemento lirico è vincolato in maniera predominante al bambino di otto anni che fa da voce narrante: il suo modo fantasioso di esprimersi e di sentire, di raccontare, sono la delizia principale del romanzo.

2 – SOLDATINI, STRADE E DITA

Che un bambino possa dialogare con i suoi soldatini è una cosa comune, ma questi partecipano spesso agli eventi della sua vita, commentandoli con empatia.
Anche le strade islandesi gli parlano, e forse tutto sommato non c’è da stupirsi troppo: esse sono calpestate ogni giorno da un sacco di gente quindi conoscono un mucchio di cose.
Come ultimo esempio di personificazione presente, riporto quello delle dita, che nei momenti più ansiosi o frenetici non vogliono proprio saperne di stare zitte.

3 – IL TEMPO

La storia abbraccia ben quattro generazioni di personaggi ma non è propriamente una saga familiare, anche perché si sofferma soprattutto sulle vicende dei bisnonni. L’intervallo temporale è di 150 anni, periodo in cui si succedono spostamenti, epidemie, guerre e perdite di vite umane. A cosa resta di tutto questo tempo, di tutte queste persone scomparse, è dedicata la struggente riflessione finale.

CHI/COSA MI HA RICORDATO: Il bambino-narratore mi ha ricordato quello di Musica rock da Vittula di Mikael Niemi, e ciò è molto, molto positivo.

E voi, avete letto questo libro? Se sì, cosa ne pensate?

Se vi piacciono le saghe familiari scandinave, vi consiglio di leggere anche:
– “La sciagura di chiamarsi Skrake” di Kjell Westo

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