Tre (per due) motivi per leggere la Saga di Gunnar

Quest’anno merita una menzione speciale un libro molto particolare: si tratta della Saga di Gunnar, edita da Iperborea e tradotta in italiano da Roberto Luigi Pagani, che ringrazio per il prezioso contributo a quest’articolo.

Saga di Gunnar

Roberto Luigi Pagani è un filologo e lavora come ricercatore presso l’Università dell’Islanda.
Oltre a questo volume, ha pubblicato Saghe della Vinlandia (Diana Edizioni, 2018), una traduzione dei testi medievali che parlano della scoperta dell’America da parte dei popoli nordici.
È anche autore del blog Un italiano in Islanda, un must per tutti coloro che vogliono sapere di più sulla cultura islandese.

Insieme abbiamo provato a turno a stilare una piccola lista dei punti di forza di questo libro.
Ecco quindi i miei tre motivi per leggere la Saga di Gunnar:

1 – PARI OPPORTUNITÀ

Nell’introduzione viene fatta notare la somiglianza di Gunnar con il personaggio di Ceneraccio, che ricorre spesso in numerose fiabe nordiche e che rappresenta una specie di alter ego maschile della più nota Cenerentola/Cinderella. E a mio avviso è a dir poco singolare quest’assenza di pregiudizi di genere, peraltro già riscontrata in altre saghe.
Nel Nord Europa si affermavano nell’immaginario popolare modelli femminili forti e di spessore (si veda ad esempio il personaggio di Gúđrun nella Laxdæla saga), il mito della valchiria o donna guerriera, mentre qualche secolo dopo, più a Sud, si accettava in lungo e in largo il modello della ragazza-sguattera proposto dai fratelli Grimm. Altri tempi o altre latitudini?

2 – IL RISCATTO DELL’IDIOTA

Ben lungi dall’essere un precursore del principe Miškin, Gunnar è noto come l’idiota di Keldugnúpur. Ma è proprio lui il protagonista della saga, ultimo tra gli ultimi e archetipo dello scemo del villaggio, che si rivela forte e valoroso pur restando umile (“ce ne sono tanti molto più grandi e grossi di me”).

3 – FIABA O SAGA?

Questa saga sembra, più che altre, strizzare l’occhio alla fiaba, e non solo per la considerazione precedente o per la presenza di una morale. È evidente il ricorso alla tradizione fiabesca in personaggi come le gigantesse, i troll, la strega, che però sono accompagnati da figure storiche realmente esistite, come lo Jarl di Norvegia. Questa commistione di generi rende la narrazione più lineare, più accessibile, e personalmente è stato un sollievo non dover ricordare i nomi di tre-quattro generazioni di personaggi che possono causare un certo smarrimento nelle saghe più complesse.

Ed ecco invece i tre motivi di Roberto Luigi Pagani:

1 – LINEARITÀ

Rispetto a tante altre saghe medievali Islandesi, che presentano un intreccio in cui è facilissimo perdersi, la Saga di Gunnar presenta una trama lineare e godibile che la rende una scelta ideale a chi si avvicina per la prima volta a questa letteratura antica.

2 – RISCATTO

Composta in un periodo in cui erano finiti sotto il giogo politico delle monarchie scandinave, la saga di Gunnar rappresenta una sorta di pio desiderio di rivalsa per l’intera nazione, con il suo eroe che, bistrattato e deriso all’inizio della sua vita, acquista gloria all’estero e poi in patria. Gunnar è anche un personaggio con il quale molti possono empatizzare o addirittura identificarsi: il giovane che deve lasciare il suo Paese per scrollarsi di dosso i pregiudizi che lo hanno accompagnato tutta la vita, e trovare nuove arene dove dare prova di sé.

3 – CULTURA

Pur non essendo ovvio a un lettore che non ha alle spalle un lungo curriculum di lettura delle saghe medievali islandesi, la Saga di Gunnar racchiude in sé tantissimi elementi e topoi tipici del corpus delle saghe.
Si tratta quasi di un “compendio” della tradizione in cui è stata composta. La letteratura islandese è tra le più ricche e sorprendenti del Medioevo europeo, e questo racconto epico è una porta di accesso comoda e invitante a quel vasto universo letterario.

E voi, avete letto la Saga di Gunnar? Se sì, cosa ne pensate?

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